Self-portrait Day – 20 Giugno 2018
Ordinary women are extraordinary. Quanto senso è racchiuso in questa breve frase? Penso che nella vita ordinaria di una donna comune si insidino storie ripiegate e impregnate di fatica, di momenti unici che ci marchiano il cuore come tatuaggi, di sconfitte inaccettabili, dolori inespugnabili, vittorie indimenticabili. A 33 anni oggi sento il valore di ciascun segno che mi porto appresso: ogni ruga, ogni cedimento, ogni pallore o grigiore, ognuno di quegli attimi in cui sento la stanchezza fisica impadronirsi anche del mio spirito. E oggi, ogni vittoria, per quanto piccola, ha un sapore tutto nuovo, come un buon vino invecchiato la cui aroma è capace di ispirarti e accarezzarti la fantasia. Oggi mi sento più bella di quando avevo venti anni. Perché oggi so come valorizzarmi, so come amarmi, so che amandomi spingerò ad amarmi anche gli altri.
Oggi è stato il self-portrait day. Intitolo così quei giorni in cui mi trucco bene e poi mi fotografo da sola come una pazza. In sostanza mi “faccio i selfie”, solo che li faccio con la mia reflex, capovolta, senza che io abbia la minima idea di cosa la mia macchina stia inquadrando: vado a culo insomma.
Ho letto da qualche parte che il Selfie Maker compulsivo presenta una qualche deformazione emotiva, che tende ad auto celebrarsi perché è carente di auto-stima e risponde in maniera esageratamente autoreferenziale per sopperire alla mancanza di attenzioni. Onestamente credo ci sia del vero. Ciò nondimeno a volte mi capita di volermi fotografare. Ma questo ha a che fare con il mio amore sconfinato per la fotografia, per l’enorme valore che le attribuisco. Perché mi piace l’idea che tra qualche anno io possa tornare a guardare le foto del mio passato e assorbirne qualcosa: ricordi, emozioni, insegnamenti. Preservare la memoria è fondamentale.
Va bene, non mi dilungo oltre. Vi lascio con qualche selfie… così, perché ci piace preservare la memoria.