I germogli nel logorio
Li' dove il sogno nella luce germoglia Faccio lunghe le mani che timidamente lo colgono. Rimani caldo qui ficcato nel mio petto E anima di vita questo corpo indolente, piccolo sogno appena germogliato, sei il miracolo quotidiano invisibile agli occhi.
“Sta per finire il 2020, un anno nefasto, segnato dal Covid…”
Dice l’annunciatrice del TG proprio in questo istante, mentre strizzo gli occhi alla ricerca di un pensiero ordinato. Sto cercando di analizzare, capire, giungere a conclusioni. Per come sono fatta le mie conclusioni devono per forza avere una morale positiva. E’ una mia dote innata. Cerco sempre di vedere il buono delle cose, anche quando sembra impossibile. E quindi mentre alla tv, sui social, tra gli amici, corre l’eco globale dell’addio al 2020 che finalmente ci lascia, io rincorro con la mente ciascuna di quelle cose che mi ha donato e di cui sono grata.
E’ più forte di me. La mente continua a rimandarmi alle cose che ho conquistato, non a quelle che ho perso. Bizzarro che questo poi mi faccia in qualche modo sentire in colpa, come se non rendessi abbastanza giustizia a coloro che se ne sono andati, a quelli che hanno lasciato e di cui hanno svuotato le vite, alla gente che si è ammalata e che ha perso il lavoro e tutto il resto.
Ma è più forte di me. Riesco solo a vedere quanto poi nel buio le cose lucenti abbiano iniziato a diventare visibili. Se torno indietro di un anno ci sono io e il mondo senza COVID ma quell’IO è privo di alcuni intimi traguardi.
Parlo di quelle cose incorporee di cui ho riempito cuore ed anima e che hanno fatto di me una persona senz’altro più consapevole. Si, vorrei che il COVID non avesse mai fatto irruzione nelle nostre vite ma vorrei pure non dover rinunciare a quello che ho imparato. E mi chiedo se senza questo cambio cosi’ radicale di tutte le nostre moderne abitudini avrei comunque avuto l’opportunità per riconnettermi cosi’ intimamente con me stessa.
In queste foto il germoglio della vita è talmente forte da crescere rigoglioso in mezzo alla bruttura, all’abbandono, al degrado e alla solitudine. Quel germogliare è talmente incontrastato da non badare al buio e continuare a diffondere luce e illuminare di bellezza anche un paesaggio di tale desolazione. Il tramonto che si staglia dietro questa struttura fatiscente sembra chiederci perché, perché tanta incuria e noncuranza. E questa contrapposizione tra la bellezza della natura che sovrasta il brutto dell’uomo racchiude in un’immagine davvero tanto significato. Come il virus che dilata e cerca di scomporci, un pò per farci rinsavire, costringerci a fare qualcosa. Cosi’ quelle piante si levano incuranti dal cemento e sfrontate salgono sulle croste cedenti dei muri sfracellati, sembrano braccia sanguinanti che risorgono dal terreno e che con forza non si arrendono alla morte.
Se sapessimo guardare bene… vedremmo quante cose la natura sta cercando di dirci. Se sapessimo vedere… vedremmo che è a noi e solo a noi stessi che possiamo imputare le colpe per tutto il male che soffriamo.
Buon anno.
Le foto sono state scattate durante una gita con il mio amico Alessandro Genitori.