Fare fotografia ci impone di stare dentro alle cose.
Fare fotografia ci impone di stare dentro alle cose. Di berle a sorsi lenti, non tutte d’un fiato, ma adagio, con il giusto tempo per assaporarne tutti i sapori.
Fare fotografia ci impone di star svegli, con occhi e cuore aperti, sempre. E’ per questo che a volte mi sento il petto stanco e pesante. Talvolta bisogna concedersi del tempo per digerire tutta la vita di cui ci ingozziamo attraverso la fotografia. Affinché non sia solo un forsennato rigurgito senza alcun significato in grado di permanere, ma che possa dare senso al nostro viaggio verso il mondo e dentro noi stessi.
Stasera sono nostalgica. E questo sentimento mi fa venire voglia di posti lontani e magici. Sarà per quello che mi è venuto in mente Marettimo, che ho conosciuto lo scorso ottobre in occasione del workshop delle Egadi. Mi immagino li’ ora, magari rannicchiata in un vicolo, di fronte al mare. Qualche cane randagio si avvicina in cerca di coccole, pochi schiamazzi dei fanciulli per le vie. E la brezza della sera a portar ristoro.
Sarà per quello che mentre ci pensavo ho avuto voglia di riveder quelle foto scattate tra un inciampo e l’altro, claudicante si, ma viva. E nel rivederle le ho guardate come fosse la prima volta. E di alcune che avevo fatto scarto, ho rivalutato tutto. Adesso sono con me, e le posto qui, per non dimenticarmi mai di come i vecchi ricordi possano ridefinirci alla luce di ciò che siamo ora.
La fotografia ci impone di stare dentro alle cose. Ed io non posso proprio farne a meno.